L’origine delle cascine anticipa quella del centro abitato di Robecco.

Le prime testimonianze risalgono al 1380 e segnalano la presenza della cascina di Carpenzago. Nel 1495 si hanno invece informazioni della presenza della cascina oltre il Vergo, detto dei Borromei o dei Visconti, nella valle di Casterno. Al 1479 risale invece la testimonianza di una cascina dei conti Borromeo, al 1546 quella della Salvaraja, al 1565 della Cambiaga e al 1612 la Cascina Grande, detta dei Conti, appartenente ad Alessandro Vistarino.

Esse erano vere aziende agricole capaci d’integrare agricoltura, allevamento e produzione di latticini, scandite da proprietà ben definite e man mano ampliate grazie alla sottrazione di terreno al bosco: partendo dal confine settentrionale con Magenta la cascina Marchesonia. Scendendo più a valle, al confine col bosco litoraneo, la cascina Barcelletta si trovava in una zona di più recente bonifica. Poco più a sud la cascina Barcella, al cui interno funzionava un piccolo mulino a una ruota con pila da riso, a uso interno della possessione. Questa era, ed è tuttora, lambita dalla strada proveniente da Casterno al cui fianco, poco prima, si trova la Cascina Visconta, al confine del bosco e una delle più antiche di Robecco. A propaggine della Visconta, poco più a sud, era presente un cascinello costruito in una risaia, e tutta la proprietà della cascina era racchiusa dalla roggia Vergo, i cui fondi a settentrione, i migliori, erano coltivati dalla cascina Granda.

Tornando nella parte nord occidentale della vallata, era presente la Salvaraja, completamente avvolta nel bosco e la cui proprietà era un’autentica oasi coltivata di duecento ettari, anche se di qualità mediocre. Ai limiti del bosco e al confine meridionale con Abbiategrasso erano presenti tre cascine considerate il punto di riferimento dell’attività agricola della zona, Cambiaga, Portis e Bordelletta.

Appena fuori dalla vallata abbiamo a Carpenzago la cascina Vaiana e a Cascinazza la cascina Borsinotta, mentre nei pressi di Robecco, lungo l’alzaia che conduce a Cassinetta era, ed è tuttora presente, la cascina Bassana, originata dall’omonima villa del marchese Pietro Pallavicino.

Si hanno notizie della sua presenza dal 1565, grazie ad un atto notarile relativo ai beni di Giovanni Cambiago. Nel 1679 la cascina e i beni circostanti passarono alla famiglia Archinto, i quali ne ampliarono le dimensioni fino a farla arrivare a mille pertiche di terra coltivata a riso, mais e fieno. Era considerata un punto di riferimento per l’attività agricola settecentesca, insieme all’altra cascina di proprietà del Conte Archinto, la Cascina Portis.

Il corpo di fabbrica principale appare giustapposto da altri edifici che completano il complesso dandogli una forma a “T”. Si registra l’aggiunta di altre costruzioni, che completano la corte, dandole le sembianze di una grande corte rettangolare.

La cascina risulta essere la sede di un’azienda agricola basata sull’allevamento del bestiame e risulta restaurata di recente. Sono state enfatizzate le finiture in cotto delle murature esterne.

L’origine della cascina risale alla fine del XVI, in quanto compare in un atto notarile del 1607, facendo riferimento al mulino “della Marchesonia”, situato poco distante della roggia Verga.

Nel corso dell’Ottocento risulta essere dotata di quattrocento pertiche di terreno, destinato a prato irriguo e riso ed è della stessa proprietà che possiede il Molino Marchesonia poco distante.

Con l’aggiunta nel corso del del Novecento di altri fabbricati a sud del nucleo originario, la cascina appare così come una tipologia a corte aperta, con due schiere di edifici composti da due elementi, che formano una forma ad “L”. Questi sono composti da una parte da residenza e deposito, dall’altra da stalla e depositi. Inoltre verso sud è presente un rustico, utilizzato come deposito.

E’ situata nella vallata, nella parte centrale, prima della Cascina Barcella.

La cascina è una delle più antiche del comune, viene menzionata già in un documento del 1479 e in un atto notarile del 1614. La fonte del 1614 è un atto di cessione, a favore dei Pietrasanta, nella quale compare composta da un edificio di due locali, una colombaia, una stalla con fienile e portico. La proprietà era completata da centocinquanta pertiche di terreno, il quale era di ottima qualità.

Nel Settecento era situata sul finire del bosco e le proprietà del complesso si estendevano verso sud, fino alla Roggia Vergo, comprendendo il Cassinello Viscontino (oggi Barcella al Mulino).

Gli edifici presenti oggi nei pressi dell’ingresso sono stati aggiunti nel secondo dopoguerra. Negli ultimi decenni sono state realizzate le basse stalle e i capannoni posti a nord, destinati per l’allevamento dei suini.

Situata nella vallata del Ticino, nel 1700 viene riportata come “porzione di casa detta La Barcella” e risulta essere di proprietà del Conte Cicogna Giuseppe e si trovava ai margini della vasta area boscosa che non ancora disboscata e coltivata si estendeva da qui verso sud fino al Ticino.

Con la costruzione di altri edifici a partire dall’800 assume la forma attuale a “C”

Dal 1996 la cascina è stata trasformata in agriturismo. I suoi fabbricati sono stati quindi completamente ristrutturati, mantenendo tuttavia la struttura e la morfologia originale

È situata nelle adiacenze del centro abitato di Cascinazza, prima del centro della frazione, provenendo da Casterno, esisteva già dal Settecento .

Tutto il complesso appare quindi come una corte chiusa, in cui tuttavia gli edifici non sono direttamente uniti gli uni agli altri ma appaiono separati tra loro e disposti lungo tutti i quattro lati della struttura. Il complesso è stato ristrutturato di recente e la casa colonica originaria è stata suddivisa in svariati appartamenti e rustici.

È situata nelle vallata, al limite del Bosco Fasolo.

È una delle cascine più antiche della zona, si hanno tracce della sua esistenza dal 1546, anno in cui viene riportata come composta da una corte costituita da quattro casseri di cascina, dalla stalla e dal portico e compare tra le proprietà della famiglia Casati. Inoltre completavano il complesso il forno, l’orto e duecentoventi pertiche di terreno. Dalla descrizione tutto il complesso sorgeva nei pressi dalla roggia Tisinale (Ticinello).

Completamente avvolta nel bosco, i suoi terreni, circa venivano considerati come una autentica oasi coltivata su duecento ettari di terreno, seppure di scarsa qualità.

Il complesso è formato da una casa colonica con stalla giustapposta. Dalla cartografia storica è possibile intuire che le sue le forme sono rimaste presso che immutate fino ai giorni nostri.

Il complesso è stato restaurato di recente, appare in ottime condizioni ed è utilizzato principalmente con la funzione residenziale. e dall’omonima Azienda Agricola che si estende su circa 300 ettari di territorio nella Valle del Parco del Ticino, tra i comuni di Robecco sul Naviglio e Abbiategrasso.

Compare per la prima volta intorno alla metà dell’Ottocento.

Attualmente il complesso risulta composto da due edifici residenziali , di cui il principale appare di più antico, anche se restaurato di recente, e di maggior pregio dal punto di vista storico-architettonico. Sono presenti delle porcilaie, un fabbricato per la trasformazione dei prodotti derivati dall’allevamento suino e la produzione di formaggi.

E’ situata nella parte centrale della vallata, nelle vicinanze della Cascina Grande e del Mulino Albani, anche se vi si accede dalla strada che conduce alla Cascina Visconta e Barcella.

Nel Settecento era costituita solamente da un cassinello ed era della stessa proprietà della Cascina Visconta, cioè del Conte Antonio Pietrasanta. La proprietà partiva dalla Cascina Visconta e arrivava fino alla Roggia Vergo, il cassinello sorgeva su una risaia ed era utilizzato come deposito degli attrezzi agricoli e dei generi alimentari. Le funzioni abitative erano invece tutte negli edifici della Cascina Visconta.

Verso la metà dell’Ottocento al cassinello originale vengono aggiunti altri edifici che sembrano conferirgli le sembianze morfologiche attuali.

Il complesso oggi è composto da quattro fabbricati, uno dei quali è adibito a residenza (dei proprietari), mentre gli altri tre sono le stanze dell’agriturismo “La Barcella”. Vicino all’abitazione si trova la ruota del mulino, tutt’ora funzionante.

La “Barcella al Mulino” prende il nome dal vecchio mulino, ora restaurato insieme a tutto il complesso, nel 2006.

Sono presenti quindici camere da letto, utilizzate dai clienti dell’agriturismo “La Barcella”. Quattro di queste sono utilizzate per i soggiorni più duraturi.

È situata nella vallata del Ticino nella parte ad est, tra i mulini di Santa Marta e Albani.

La cascina viene nominata per la prima volta in un atto notarile del 1612, in cui viene nominata “Cascina dei Conti”

Nel Catasto Teresiano è riportata come “casa da massaro”, appartenente al Conte Biglia Vitagliano. La cascina sorge sui fondi a nord della Roggia Vergo, e compare come un unico corpo a forma di “L” con orto.

Dalla fine ‘800 il complesso appare composto da due corti : si possono infatti notare una corte principale destinata a residenza e stalla-fienile e una seconda corte anch’essa con magazzini e deposito attrezzi ed i resti di un mulino. La cascina è lambita dalla roggia Bacile.

Compare per la prima volta intorno alla metà dell’Ottocento.

Attualmente il complesso risulta composto da due edifici residenziali , di cui il principale appare di più antico, anche se restaurato di recente, e di maggior pregio dal punto di vista storico-architettonico. Sono presenti delle porcilaie, un fabbricato per la trasformazione dei prodotti derivati dall’allevamento suino e la produzione di formaggi.

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